LE BASI DELLE TECNICHE DI MEMORIA

Tutte le volte che ci accingiamo a imparare qualcosa, penetriamo all’interno del meccanismo dell’apprendimento che, nostro malgrado, segue dei principi specifici.

Se li ignoriamo, e nella maggior parte dei casi è così, rischiamo di allungare e rendere spiacevole, oltre che poco proficuo, il tempo che dedichiamo alla nostra preparazione.

Il metodo di studio che ognuno di noi ha sviluppato nell’arco della propria esperienza scolastica raramente ha qualcosa da spartire con la conoscenza di sinapsi e neuroni.

Più che normale in effetti: chi di noi ha mai pensato di studiare il funzionamento del cervello per ottimizzare i propri tempi di apprendimento?

Forse nessuno, ma è altrettanto vero che proprio studi come questi ci hanno permesso di capire come lasciare il segno nella memoria senza perdere il filo che ci riconduce alle informazioni immagazzinate; motivo per cui le tecniche di memoria garantiscono il risultato, la sicurezza e la velocità di apprendimento.

I principi su cui si basano le tecniche di memoria sono: la memoria visiva, l’associazione, la fantasia.

La memoria visiva incide sul ricordo per l’83-85%, la memoria uditiva solo per il 13-15% e la restante percentuale è occupata dalla memoria cinestesica (tatto, olfatto e gusto); ciò significa che le immagini che vediamo restano impresse nella mente molto di più delle cose che ascoltiamo solamente.

Si pensi al banale esempio di una festa durante la quale il padrone di casa presenta a un amico altri ospiti, anche solo quattro o cinque.

Appena finite le presentazioni quanti nomi ricorderà questo povero ragazzo?

Forse un paio, se si tratta di belle ragazze, altrimenti nemmeno quelli…

Tralasciando un attimo l’imbarazzante esperienza di doverli poi salutare con le classiche espressioni “ciao bella” o “a presto caro, è stato un piacere conoscerti”, siamo certi che se il ragazzo avesse incontrato una di quelle persone il giorno dopo l’avrebbe riconosciuta.

Ancora una volta non l’avrebbe salutata chiamandola per nome, ma certamente avrebbe saputo richiamare le circostanze in cui l’aveva conosciuta.

Questo accade perché il viso di una persona è un’immagine e rimane impressa nella memoria più profondamente di un nome, che è soltanto un suono.

L’associazione funziona come una catena: ogni anello è legato sia al precedente che al successivo e ci conduce passo dopo passo alla meta.

Il principio è semplice e si basa sulle associazioni di idee che la mente crea naturalmente quando vive una situazione: la classica canzone dell’estate ne è un chiaro esempio.

La ascoltiamo in autunno e in un attimo siamo di nuovo sulla spiaggia sdraiati al sole o immersi in una piacevole serata estiva.

Ricordiamo le persone che erano con noi e molti particolari di momenti lontani ormai mesi.

Senza che le facciamo una precisa richiesta, la mente decide come devono essere catalogate in memoria determinate informazioni; capita quindi che all’improvviso si presentino a noi scene del passato solo perché qualcuno pronuncia una particolare parola oppure perché sentiamo un profumo della nostra infanzia.

La fantasia, intesa come elemento creativo e produttivo di emozioni, ha il grande potere di produrre un risultato duraturo nella memorizzazione.

È necessaria per creare collegamenti di impatto: più daremo libero sfogo alla creatività più le associazioni saranno incisive e utili allo scopo di ricordare.

Chiaramente, la vista di un uomo mascherato da supereroe, nella piazza cittadina, che corre facendo svolazzare il suo mantello, è di maggiore impatto rispetto al classico uomo d’affari in giacca e cravatta che cammina tenendo una valigetta fra le mani.

Perché?

Perché non è cosa da tutti i giorni e ciò che è inusuale rimane impresso nella memoria con maggior forza rispetto a ciò che consideriamo banale.

Anche l’emozione, associata o meno alla fantasia, è un potente elemento del ricordo, anzi, potremmo dire che è il più potente.

Ha il potere di creare un ricordo indelebile nei più piccoli particolari e allo stesso tempo è capace di cancellare completamente eventi che abbiamo vissuto.

Si pensi ai momenti più emozionanti della vita come il primo bacio o la nascita di un figlio; per contro si pensi alla persona che, per superare un forte trauma vissuto, cancella totalmente l’evento che lo ha creato.

Nel secondo caso si innesca un meccanismo di difesa, che comunque, evidenzia un forte legame fra emozione e ricordo.

Ora che sono chiari i meccanismi della mente la domanda potrebbe essere: “Bene, cosa posso fare con queste informazioni? Conoscere questi aspetti mi offrirà qualche beneficio?”.

In realtà la sola conoscenza non fa la differenza perché esiste una profonda differenza tra sapere e saper fare.

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